Dall'Opera Omnia di Benito Mussolini A Roma, al teatro Argentina, il 7 dicembre 1930, alle 10.30, Mussolini presenzia la cerimonia per la premiazione degli agricoltori vincitori della battaglia del grano e pronuncia il discorso qui riportato: Camerati agricoltori ! Eccoci al nostro sesto rapporto, divenuto ormai tradizionale nella annata agricola italiana. Rapporto militare, quindi schematico, specie per il momento. Cominciamo dalla quantità. Nel 1929, il raccolto toccò i settantuno milioni di quintali. Quest'anno siamo discesi a cinquasette milioni e trecentosettantacinque mila cinquecento. Abbiamo superato di cinque milioni il più basso raccolto degli anni della battaglia del grano, che fu di cinquantatre nel 1927, così come io avevo indicato e sperato. Non siamo soli a lamentare un mediocre raccolo. La Francia, che è, insieme con noi, l'altro grande paese ceralicolo dell'Europa occidentale, è passata da ottansette milioni di quintali nel 1929 a sessantatre milioni circa nel 1930. La causa di questo gramo raccolto va ricercata nelle vicende stagionali, nettamente sfavorevoli: un inverno soverchiamente caldo e umido, una primavera continuamente piovosa e, alle soglie del giugno, un caldo improvviso: quindi allettamento, ruggine, stretta. Gli agricoltori sanno che, sino a quando non si sarà trovato il modo di razionalizzare il soffiare dei venti o il precipitare del vapore acqueo il che sembra difficile, se non impossibile - le alterazioni dei grandi raccolti coi mediocri sono fatali. Tuttavia la scienza, la volotà e la fede possono attenuare gli effetti delle forze non benefiche della natura. Infatti abbiamo, fra le aziende premiate, una che ha oltreppassato la media, per ettaro quadrato, di sessantaquattro quintali, molte quella di quaranta quintali; vi sono aziende che hanno dato una produzione più che quadrupla della media ottenuta nella zona, molte hanno avuto più del triplo. Se tali risultati rappresentano i massimi raggiunti, numerose sono d'altra parte le produzioni elevate, quali si ottengono, di norma, nelle annate più favorite dalle vicende meteoriche. Anche quest'anno, come in quello precedente, questi risultati sono stati ottenuti ovunque gli agricoltori hanno saputo applicare razionalmente quei procedimenti tecnici, che già, nelle loro particolari modalità, la scienza e la pratica hanno da qualche tempo suggerito, per cui si rivela sempre più chiaramente la stretta correlazione che esiste fra la maggiore perfezione dei lavori colturali, l'aumento del bestiame, massimo fertilizzatore del suolo, l'impiego oculato di sementi elette e di concimi da un lato, ed il progresso della produzione granaria dall'altro. Perfezionamento di mezi con i quali l'agricoltore può, con sempre maggiore efficacia, affrontare le cause nemiche delle coltivazioni, vincere completamente qualche volta, limitare i danni sempre. Non solamente dai dati forniti dal Consorzio, ma anche dalle cifre statistiche genreali raccolte anno per anno, a ben leggerle, il progresso della granicoltura nazionale si manifesta chiaramente. Se per esmpio calcoliamo la produzione globale italiana in questi ultimi cinque anni, abbiamo i seguenti risultati: media dei due primi anni 1925-'26 e 1926'27 quintali cinquantasette milioni, in cifra tonda; dopo un altro anno la media sale a cinquantanove milioni di quintali, in cifra tonda; dopo un altro anno ancora, arriva a quintali sessantadue milioni, in cifra tonda; dopo questa ultima annata, nella quale gioca il fattore negativo della diminuita produzione, si raggiunge, tuttavia, la media di sessantun milioni di quintali, vale a dire quattro milioni in più della media di partenza. E la stessa cosa dimostrano le cifre relative alla produzione per ettaro: media delle due annate 1925-1926-1927, quintali 11,5; dopo il 1928, quintali 11,8; dopo il 1929, quintali 12,6; dopo il 1930, quintali 12,4. Cioè appena venti chilogrammi di diminuzione media in seguito all'ultima annata. Vi ho fatto rilevare, due anni orsono, che ungiornale francese parlava della possibilità di ottenere cento quintali di grano esatto per ettaro, e tale notizia, mentre ha sollevato grande scalpore tra le vostre file ed ha suscitato qualche diffidenza tra quei tecnici che vi ho descritto come eternamente pencolanti e dubitosi, ha dato nuove ali all'entusiasmo di quegli uomini fattiv, scienziati ed agricoltori, i quali, a fatti, dimostrano di non credere all'esistenza di colonne d'Ercole per il progresso agricolo e tentano, sempre nuove vie, per aumentare il rendimento unitario del grano. Ho seguito i progressi che la tecnica cerealicola sta compiendo all'estero, ho letto che nuovi metodi sono allo studio, quali quelli Jean Rouset e Popovic. Ma anche l'italia è tutta una fioritura di metodi nuovi, alcuni assai promettenti e già largamente diffusi, come il medoto Gibertini o Bresciano altri allo studio, come il metodo Ferraguti delle righe ternate, e quello seguito dall'agricoltore siciliano Xirinda. Intanto il trapianto meccanico del frumento torna all'onore della ribalta, suscitando discussioni e invogliando numerosi agricoltori a compiere nuove pratiche. Non basta. So che in provincia di Bergamo e a Messina vi sono stati due agricoltori, il Liga e il Previtali, che hanno ottenuto quest'anno, in dicembre, un secondo raccoloto di frumento, dopo frumento, con razze precoci. So che si tratta di semplici virtuosismi, il cui valore pratico e la cui portata economica sono scarsissimi; tuttavia questi sforzi rappresentano non soltanto la prova del fervore che anima i rurali e i tecnici agricoli, am anche la dimostrazione di quest'altra verità assiomatica: l'agricoltura italiana, e non soltanto l'italiana, è ancora bambina; si va avviando soltanto ora alla scuola, dico alla scuola elementare; grandi progressi ha da compiera ancora ed è lunga la strada che deve portare all'università. Bisogna, dunque, credere al progresso e non sorridere degli inventori, delle iniziative audaci, dei giovnai ansiosi di novità. Anche la tecnica agricola deve evolversi e si evolverà, soprattutto per merito dei giovani. Che i problemi dell'agricoltura siano oggi al primo piano della coscienza nazionale lo dimostra l'entusiastico successo dell'autotreno del grano, che ha percorso tutte le contrade d'Italia ed è stato visitato da una moltitudine che si calcola a dodici milioni di persone. Prima di passare alla distribuzione dei premi voglio toccare l'argomento prezzi. Il crollo dei prezzi delle derrate agricole si è attenuato. I prezzi dei principali prodotti dell'agricoltura sono in gran parte al di sotto di quota novanta. Farli risalire artificiosamente è vana fatica. Intano bisognerebbe potere agire in senso mondiale, il che è impossibile. Nemmeno in senso europeoo. Le conferenze indette all'uopo sono state finora dei tentativi infecondi. Allora non v'è altro rimedio che comprimere sui costi di produizone: è quello che si va facendo dal 18 novembre in poi. Diminuire i costi di produzione significa diminuire i salari, le tasse comunali e provinciali, il prezzo delle macchine e dei concimi e, non appena possibile, anche le tasse dello Stato. In questo modo l'azienda agricola ristabilisce il suo equilibrio fra entrate e spese. Malgrado i soliti ed inevitabili disfattisti, l'agricoltura italiana marcia verso questo nuovo equilibrio, e lo raggiungerà neri prossimi raccolti. Coloro che in questi durissimi tempi non hanno mai disperato, ma hanno continuato a lavorare con tenacia, con fede, con sacrificio, meritano di essere additati alla riconoscenza della nazione. Premiando, ora gli agricoltori che di più hanno prodotto, voglio anche moralmente e politicamente premiare il fecondo, tranquillo, valoroso popolo rurale d'Italia.